venerdì 8 novembre 2013

Non dire gatto se non ce l'hai nel sacco



...ecco, evidentemente la Fragola si era scordata di metterlo nel sacco, perché gatto è stata la sua terza parola dopo mamma e papà ma è stata presto dimenticata(?)!




Aveva iniziato a pronunciarla con grande enfasi ogni volta che durante le nostre vacanze italiane vedeva le gatte salire leste leste le scale di casa: pare che i bambini inizialmente siano in grado di apprendere la relazione arbitraria fra una parola e un oggetto solo se il nome viene detto mentre l'oggetto si muove.

Dunque, tornati in Germania, in mancanza dell'oggetto è sparita anche la parola. Per un breve periodo sembrava esser stata sostituita dalla parola cane,  enunciata ogni qual volta ne incrociavamo uno per strada, quando d'improvviso puff, sparite tutte e due!

Colpa del verso -bau bau- che in un attimo le ha surclassate entrambe dimostrando oltrettutto una gran varietà d'usi:

 La mosca sul tavolo? Bau. 
L'orsetto di pezza? Bau, naturalmente!
 Così come ogni altro animale meno noto.


Solo negli ultimi tempi la papera ha iniziato a fare -quak-, la pecora e la capra -bee- ( o -mäh- se si tratta di un ovino tedesco), la mucca -muuh-, la mosca e l'ape -zzz -e così via... Il gatto, però, continua per lo più a fare bau allo stesso modo di tutti quei nuovi animali che via via incontriamo.

Le sovraestensioni, così gli studiosi dello sviluppo del linguaggio chiamano questa generalizzazione nell'uso di alcune parole, aumenterebbe in procinto della cosidetta esplosione del vocabolario che si ha di solito intorno ai diciotto mesi.

Frai i dodici e i diciotto mesi si può assistere dunque a diversi tipi di sovraestensioni che in riferimento a tre differenti aspetti possono dirsi:

  1. categoriali come quando la Fragola chiama bau tutti gli animali, oppure mela, pera o banana qualsiasi frutto e brumm ogni oggetto mobile su ruote;
  2. analogiche nel caso ad esempio di palla usata per riferirsi a qualsiasi oggetto di forma sferica dai palloncini a lampioni e lampadine fino a frutti e ortaggi, quali mele e pomodori;
  3. relazionali quando una parola viene usata per esprimere una relazione fra un oggetto presente ed uno assente, tipo papà indicanone il pigiama sul letto al mattino (mentre papà ormai è a lavoro già da un paio d'ore).

Ho trovato tutte queste interessanti informazioni sul libro che sto leggendo in questo momento: Il bambino impara a parlare. L'acquisizione del linguaggio nei primi anni di vita di Roberta Michnick Golinkoff e Kathy Hirsh-Pasek. Pubblicato ormai quasi 15 anni fa, alcune teorie sull'acquisizione del linguaggio enunciate in questo manuale oggi potrebbero forse esser già state superate, tuttavia trovo molto utile gli specchietti " E ora tocca a voi" posti al fondo dei paragrafi, in cui si invitano i genitori ad osservare in prima persona lo sviluppo linguistico del proprio bambino.
 Ad esempio analizzando le prime cinquanta parole di un bambino si può scoprire se il piccolo mostra un'inclinazione verso un linguaggio di tipo referenziale, per lo più nomina gli oggetti, oppure di tipo espressivo con una preponderanza di parole utili all'interazione sociale (ciao, grazie, buon appetito...).


Analizzando le prime cinquanta parole della Fragola, ad esempio, ho notato una fatto interessante: se in italiano tende ad essere una bambina referenziale, al contrario in tedesco è piuttosto espressiva. Hallo, Tchuss, Danke, Bitte fanno parte del suo ancora ristretto bagaglio lessicale in tedesco ma mostrano chiaramente la voglia di interagire con l'ambiente circostante: conoscere il nome tedesco di ciò con cui sta giocando è ai suoi occhi probabilmente meno importante che saper dire "grazie" al bimbo che al parco glielo impresta.

Inoltre il libro suggerisce una serie di criteri per indentificare la prima vera parola ossia quel vocabolo a cui il bambino ha attribuito un significato aldilà della semplice ripetizione sonora. Possiamo dunque considerare vera quella parola:
  1. usata regolarmente per segnalare lo stesso significato,
  2. pronunciata con un suono che si avvicina a quello della parola convenzionale usata dalla famiglia,
  3. detta con l'intenzione di comunicare e non solo come sequenza imitata subito dopo averla sentita,
  4. utilizzata in contesti diversi senza averla sentita nominare in quel preciso momento.

Sempre secondo il manuale da una prima fase di lallazione fra i quattro e gli otto mesi si progredirebbe gradualmente dai nove ai dodici mesi verso delle protoparole inventate ma con significato costante e delle parole legate al contesto fino a giungere alle cosidette parole vere intorno al compimento del primo anno di età.

Tuttavia alcuni bambini non producono protoparole ma iniziano subito con l'usare parole vere. Ad esempio la Fragola a me sembra che abbia iniziato subito con parole dotate di significato ma forse, come la maggior parte dei genitori, anch'io ho confuso i primi suoni reali, simili a quelli del linguaggio prodotti a partire dai sei mesi con le prime vere parole, certa di sentire strutture sonore che vi si avvicinavano.



Male comunque non le ho fatto poiché anzi pare che:
rispondere ai tentativi di comunicazione preintenzionale del bambino aiuta quest'ultimo a evolvere più rapidamente verso la comunicazione intenzionale. [...] In altre parole, agire come se il comportamento del bambino fosse intenzionalmente comunicativo può alla fine renderlo tale.

E voi, come vi siete posti di fronte ai primi tentativi linguistici di vostro/a figlio/a? 
Quali sono state le sue prime vere (o presunte tali) parole?



Questo post partecipa al Venerdì del libro, un'iniziativa proposta da Homemademamma.

2 commenti:

  1. Questo tema mi affascina sempre, anche se resta ammantato di una sorta di magia come impariamo le lingue...

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    1. Eh sì, sto leggendo molti libri sul tema e ho l'impressione che gli stessi studi in proposito siano riusciti a rivelare ancora così poco di questo affascinante meccanismo! Forse, però, è proprio questo alone di mistero che rende tanto interessante i processi di acquisizione del linguaggio... e poi cosa c'è di più magico delle prime parole del proprio bimbo?! Di certo anche tu conserverai ancora il dolce ricordo delle prime paroline della tua piccola grande eSSe...

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